Monsignor Sorrentino: "Chiedo alla Madonna di tenermi per mano"
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“Adesso la cosa più importante per me è concedermi subito al mio animo di Pastore perché mentre siete qui davanti a me e vi sento fratelli e figli di questa Chiesa, immediatamente per un annuncio del genere mi balza davanti a me tutto il popolo di Foligno, quindi in questo momento in questa sala è come se ci fosse l’altra metà, l’altra parte della Chiesa che mi viene affidata”. Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, nominato vescovo di Foligno con l’unione in persona Episcopi delle sedi di Foligno e Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino sabato alle ore 12 nella sala della Spogliazione di Assisi, dando lettura della comunicazione ufficiale del nunzio apostolico Paul Emil Tscherrig.
Qui di seguito allegato il messaggio rivolto in particolare ai fedeli della diocesi di Foligno che il vescovo ha letto e con il quale accoglie con felicità e spirito di servizio la decisione del Santo Padre, e si rivolge in particolare ai fedeli della diocesi di Foligno.
Carissimi,
da qualche giorno papa Francesco mi ha chiesto di dire un “sì” che era tanto lontano da ogni mia aspettativa. Ha voluto che dilatassi il mio cuore di pastore a tutti voi, dandomi l’incarico – allo stesso titolo episcopale dell’amata Chiesa di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino – anche della vostra: due Chiese unite in persona Episcopi. Lo ringrazio di cuore per la fiducia.
Nel segreto che, su questo mandato, dovevo custodire, l’unica cosa che mi è stata possibile è stata la preghiera. Ho cominciato a pregare per tutti voi. Non vi potevo ancora incontrare, ma vi potevo amare. Mi è fiorito nel cuore un sentimento che ho appreso da un Padre della Chiesa che sta alle sorgenti della mia formazione, san Paolino di Nola, che, in una lettera a Sant’Agostino, scrive:
«Né c’è da meravigliarsi se noi, pur lontani, siamo presenti l’uno all’altro e senza esserci conosciuti ci conosciamo, poiché siamo membra di un solo corpo, abbiamo un unico capo, siamo inondati da un’unica grazia, viviamo di un solo pane, camminiamo su un’unica strada, abitiamo nella medesima casa. Insomma, in tutto ciò che siamo, [...] tanto nello spirito quanto nel corpo del Signore siamo una cosa sola....» (Epist. 6,1).
Mi siete già tanto cari, fratelli e sorelle della Chiesa di Foligno!
Mi presento a voi con la trepidazione di chi sa di non avere energie giovanili, come quelle che portai nel mio primo incarico episcopale, al servizio della Chiesa di Pompei dove ricevetti la carezza della Vergine del Santo Rosario, poi nel mio servizio nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e, infine, nel mio ministero assisano. Vi darò quello che potrò, assicurandovi tuttavia che non mi risparmierò in alcun modo.
Mi immergerò presto nella vostra lunga storia di fede. Nella mia mente e nel mio cuore familiarizzo già con il patrono San Feliciano. Ma come dimenticare che la Chiesa di Foligno e quella di Assisi sono legate da una via “francescana” di santità, che passa – per non citare che alcuni vertici – per le altezze mistiche di Sant’Angela da Foligno e l’insigne storia di carità della beata Angelina? Soprattutto non dimentico che lo stesso Francesco, nel suo itinerario di conversione, pose a Foligno quel famoso gesto di vendita del suo cavallo e della sua merce ritornando ad Assisi con la voglia di farla finita con le ricchezze mondane, per vivere la piena libertà dei figli di Dio e la condivisione con i poveri. Di lì a poco, questo vescovado lo avrebbe visto “spogliarsi” fino alla nudità. I due episodi intrecciano il filo che, nella Provvidenza di Dio, ormai legherà queste due Chiese così privilegiate per tanta storia e santità.
Una soluzione pastorale come quella che papa Francesco ha scelto per voi comporta un’inevitabile sofferenza. Ma forse può aiutarci a comprendere i segni dei tempi. Dice che non possiamo più pensare con schemi che hanno fatto la grandezza del passato, ma rischiano di essere inadeguati ai tempi nuovi. C’è un mondo in movimento. La società si allontana dalle sue radici cristiane. Questo, lungi dal farci cadere in uno sterile lamento, ci offre un grande stimolo. Dobbiamo tornare all’entusiasmo delle origini, rimetterci in strada, per incontrare, tendere la mano, offrire amore; soprattutto per annunciare Cristo e il suo Vangelo. È quello che papa Francesco chiama “pastorale in uscita” e che il vostro amato pastore, monsignor Gualtiero Sigismondi, anche a me tanto caro, esprime con lo slogan: dalla pastorale delle campane a quella del campanello!
Cari fratelli e sorelle, la crisi che stiamo attraversando – che non è solo quella della pandemia – può diventare una grande opportunità: crisi come grazia! Dobbiamo camminare insieme. Occorre ritessere le nostre relazioni fino a dare alla Chiesa il volto di una famiglia. Conto per questo su tutti voi, sacerdoti e diaconi, persone di vita consacrata, laici.
Vi saluto tutti. Saluto in particolare quelli che stanno più soffrendo per l’asprezza della crisi pandemica e delle sue conseguenze sociali, e quanti vivono situazioni di disagio per i più diversi motivi. Saluto ogni persona che abita il territorio folignate, le autorità di ogni ordine e grado, tutti gli uomini e donne che si affaticano ogni giorno per rendere questo mondo più bello, più giusto, più solidale.
Vengo tra voi per dare il mio piccolo contributo a questo grande sogno. È il sogno di Dio. Sono certo di avere in questo, dalla mia parte, il naturale idealismo dei giovani. Spero di avere, per questo sogno comune, anche l’adesione di tanti adulti, professionisti, famiglie.
La Chiesa folignate ha sviluppato in questi anni il metodo della “sinodalità” e dispone di energie sufficienti per il cammino che l’attende. La collaborazione tra le due Chiese affidate al mio ministero, senza nulla togliere alla specificità delle relative storie, farà tutto fiorire a vantaggio del bene comune.
A fine agosto conto di fare il mio ingresso nel ministero pastorale in mezzo a voi. La vita per me sarà “raddoppiata”, la mia agenda sarà ulteriormente appesantita. Ma spero in tante grazie che vi chiedo di ottenermi con una preghiera ardente, la stessa con la quale, da qualche giorno, vi porto tutti all’altare del Signore. Quando, a gennaio dello scorso anno, sono venuto tra voi per la toccante festa della Madonna del Pianto, non pensavo che la Madre stesse per darmi un nuovo appuntamento così importante nella vostra – ormai “nostra” – Chiesa folignate. A Lei chiedo, come sempre nella mia vita, di tenermi per mano. A voi chiedo, con fiducia: fatemi spazio nel vostro cuore. Col desiderio di incontrarvi presto, vi abbraccio e benedico con grande affetto.